L'uomo del porto by Cristina Cassar Scalia

L'uomo del porto by Cristina Cassar Scalia

autore:Cristina Cassar Scalia [Cassar Scalia, Cristina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2021-04-06T12:00:00+00:00


12.

La scrivania di Vanina pareva un buffet. Sei contenitori, uno diverso dall’altro. Pasta alla Norma per Patanè, involtini di carne per lei, macco di fave per Marta, un assaggio di pasta coi masculini, omaggio della casa, e caponata per tutti. Piú il cartoccio del pane e un cestino di mandaranci che Nunnari aveva raccolto dall’albero di sua madre. Si spazzolarono ogni cosa in dieci minuti. Anche Marta, che di solito oscillava tra l’inappetente e il disinteressato, si lasciò trascinare in una ignominiosa scarpetta col pane nel sugo della caponata.

Finirono col caffè che l’agente Spada, ormai fisso in sostituzione di Lo Faro, andò a prendere al chiosco.

Il commissario aiutò Vanina a rimettere a posto le carte sulla scrivania. In mezzo c’erano i tabulati di La Barbera. Inforcò gli occhiali e si mise comodo a leggerli.

– Non può essere ’na coincidenza, – commentò.

– Cosa?

– Che La Barbera contattò tutta ’sta genti ca aveva che fare con la comune.

Vanina era d’accordo con lui.

– E ’sto numero a che corrisponde? – chiese il commissario.

Marta sbirciò.

– Ah, sí, a un agriturismo. Terra del Simeto, qualcosa di simile.

Patanè aggrottò la fronte.

– E unni si trova?

– Dalle parti del Simeto, immagino, – suppose Marta.

Patanè si tolse gli occhiali, si grattò il mento come quando ragionava su qualcosa.

– Commissario, che sta cogitando? – chiese Vanina.

– Certo che macari chistu è strano forte.

– Cosa?

– Lo sa unni s’attrovava la comune di La Barbera? Vicino all’oasi del Simeto.

La Guarrasi si raddrizzò sulla poltrona.

– Ma che mi sta dicendo?

Si scambiarono un’occhiata. Senza dire niente, Vanina alzò la cornetta e compose il numero.

– Terra del Simeto, – rispose una donna.

– Buongiorno, sono il vicequestore Guarrasi, della Mobile… – Non poté finire.

– Oh, finalmente! Quando venite a pigliarvi ’sti filmati?

Vanina non capí.

– Come dice, prego?

– Avi da stamatina che vi aspettiamo.

– Aspettate chi? – fece Vanina, sempre piú perplessa.

– Come chi? La polizia, no? Mia sorella fece la denuncia che erano le otto e mezzo, ancora non si visti nuddu.

– Signora, forse stiamo parlando di due questioni diverse. Lei che denuncia ha fatto?

– Stanotte qualcheduno trasí nella proprietà. Le telecamere di sicurezza li ripresero mentre sautavano dal muretto.

– Capisco. Allora si tratta davvero di due questioni diverse.

– Mi dica allora, – fece la donna, seccata.

– Ci risulta che abbiate ricevuto una telefonata da un uomo che si chiamava La Barbera, è corretto?

– Ma chi, il professore che ammazzarono a coltellate, mischino?

– Lo conosceva? – chiese Vanina, stupita.

– Venne qua proprio qualche giorno prima di morire. Pranzò e poi ci chiese se si poteva fare un giro per la campagna intorno. Mio cugino lo accompagnò. Conosceva bene il posto, diceva che c’era stato da ragazzo.

– Ho capito. Era solo?

– Sí sí, solo. Disse che sarebbe tornato, ma poi… – Non ritenne necessario concludere.

Vanina la ringraziò.

– Allora per i filmati che debbo fare? Chi debbo chiamare? – chiese la donna.

Bih, chi camurría con ’sti filmati!

– Non saprei, signora. Facciamo cosí, sento io qualcuno della Questura centrale e sollecito –. Le venne la curiosità, e la lesse anche negli occhi di Patanè.



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